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Emissioni nette pari a zero = la fine dei combustibili fossili?

  • Autore/i
    Michel Wiskirski
  • Data di pubblicazione
  • Lunghezza
    5 minuto/i di lettura

L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha pubblicato un piano d’azione finalizzato all’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 (Roadmap to Net Zero 2050), che dimostra che c’è ancora molto da fare se si intendono raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Lo studio conferma il concetto che il passaggio dai combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabile sia perlomeno troppo semplicistico.

Benché le compagnie petrolifere e del gas rappresentino una parte significativa del problema, dovranno anche contribuire alla soluzione per il raggiungimento dell’obiettivo di azzeramento delle emissioni nette. Gli sforzi intrapresi lungo l’intera catena di approvvigionamento, dall’estrazione di combustibili fossili ad alternative non inquinanti alla pompa, possono fare la differenza, e devono essere riconosciuti, monitorati e incoraggiati attraverso la supervisione attiva.

Cos’è l’azzeramento delle emissioni nette?

Raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette significa che le emissioni nette globali di gas a effetto serra dovrebbero essere pari a zero. In altre parole, il livello di anidride carbonica immesso nell’atmosfera a seguito della nostra attività deve tornare a essere riassorbito al suolo. L’Accordo di Parigi ha fissato due obiettivi prioritari entro il 2050: emissioni nette pari a zero e contenimento dell’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius rispetto al periodo antecedente la rivoluzione industriale (allo stato attuale, secondo le Nazioni Unite nel 2020, la temperatura è già aumentata di 1 grado Celsius nel corso dell’ultimo secolo).

L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha pubblicato un piano d’azione finalizzato all’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 (Roadmap to Net Zero 2050), che dimostra che c’è ancora molto da fare se si intendono raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Lo studio mostra che, pur tenendo conto di tutti gli impegni assunti dai paesi a livello globale nei confronti del cambiamento climatico, non siamo neanche lontanamente prossimi al livello zero. Alcuni paesi hanno garantito il proprio impegno ad azzerare le emissioni nette, senza fornire indicazioni chiare su come intendano conseguire questo obiettivo.

Perché è molto più complesso di quanto si possa immaginare?

La risposta ovvia è che tutta la struttura energetica è molto complessa. Coinvolge parecchi operatori lungo la catena del valore a livello globale. Inoltre, per evitare di creare un problema aggiuntivo risolvendone un altro, la transizione energetica deve essere inclusiva. Il rapporto IEA ha strutturato un piano d’azione che probabilmente porterà a nuove restrizioni, con sicuramente alcuni aspetti fortemente destinati a fare notizia. Ad esempio: nessuna nuova vendita di caldaie alimentate a combustibili fossili entro il 2025, nessuna nuova miniera di carbone o ampliamenti a partire dal 2021, nessuna vendita di nuove auto con motore a combustione interna dal 2035, nessuna autorizzazione allo sviluppo di nuovi giacimenti petroliferi e di gas, ecc.

Questi aspetti mediatici potrebbero incoraggiare qualcuno a cantare vittoria contro il settore dei combustibili fossili, ma in realtà risulta molto difficile tradurli in pratica in modo uniforme a livello globale. È effettivamente molto incoraggiante e promettente che l’Agenzia IEA emetta raccomandazioni in merito alla crescente esigenza di installare energie rinnovabili, eolica e solare, per oltre 1.000 GW all’anno nel corso del decennio fino al 2030, partendo da un livello di 220 GW installati nel 2020 che è stato già un anno da record.

Lo studio conferma il concetto che il passaggio dai combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabile sia perlomeno troppo semplicistico.

Perché le nuove tecnologie risultano fondamentali

L’Agenzia IEA raccomanda inoltre che per conseguire l’azzeramento delle emissioni nette si debba procedere con ordine. Ciò significa che nel corso di questo decennio, ci si focalizzerà sull’installazione significativa delle tecnologie esistenti, investendo allo stesso tempo in ricerca e sviluppo per le tecnologie che devono ancora essere sviluppate. Dopo il 2030, le nuove tecnologie saranno fondamentali e, in altre parole, rappresentano la condizione imprescindibile se si vuole raggiungere l’obiettivo di azzeramento delle emissioni nette. Ad esempio: stoccaggio dell’energia su scala industriale, idrogeno come fonte energetica, cattura atmosferica e stoccaggio per citarne alcuni.

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Se si considera il sistema energetico a livello globale, il petrolio e il gas dovranno giocare un ruolo significativo fino al 2050, un ruolo sicuramente molto diverso dato che non dovrebbero essere autorizzati nuovi giacimenti oltre a quelli già autorizzati sino ad oggi. Per quanto riguarda il petrolio, si prevede che entro il 2050 la domanda sia destinata a diminuire del 75% rispetto al 2020, riducendo l’impiego della componente non infiammabile per rifornire sottosettori come quello petrolchimico, fino a quando non si troverà una soluzione alternativa. Anche il settore marittimo si troverà ad affrontare sfide strutturali legate al ciclo di vita delle navi da trasporto. Per quanto riguarda il gas, l’Agenzia IEA prevede un picco intorno alla metà degli anni 2020, ed entro il 2050 un calo di circa il 55% rispetto al 2020.

Quali conseguenze?

Sospendere oggi l’impiego di petrolio e gas potrebbe innescare importanti problemi sociali, che sono attualmente trascurati e ignorati dal grande pubblico. Si stima che circa 40 milioni di persone a livello globale siano direttamente impiegate nel settore petrolifero e del gas, mentre molti paesi appartenenti alle economie in via di sviluppo prosperano o dipendono esclusivamente dall’industria petrolifera e del gas.

Per conseguire l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050, tutti i settori di attività, gli enti governativi e i comportamenti dei consumatori dovranno cambiare. Appare ingenuo e fuorviante definire un settore nocivo o inquinante, e pertanto l’approccio che privilegiamo è quello di individuare una soluzione intermedia che determini un risultato migliore e inclusivo per tutti.

Le compagnie petrolifere e del gas avrebbero molto da offrire, qualora accettassero di ammettere la necessità di cambiare il loro modello di business per sostenere la transizione energetica. In altre parole, rappresentano una parte significativa del problema, ma dovranno anche contribuire alla soluzione per il raggiungimento dell’obiettivo di azzeramento delle emissioni nette. Appare già evidente che alcune delle principali compagnie petrolifere europee sono impegnate in questa trasformazione. Quest’ultima potrebbe non essere ritenuta sufficientemente rapida da parte di qualcuno, che vorrebbe che tali aziende abbandonassero completamente le loro attività petrolifere e del gas. Tuttavia, i loro sforzi lungo l’intera catena di approvvigionamento, dall’estrazione di combustibili fossili ad alternative non inquinanti alla pompa, possono fare la differenza, e devono essere riconosciuti, monitorati e incoraggiati attraverso la supervisione attiva.


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