Dai primi anni ’80, la composizione dei mercati emergenti è cambiata più che in qualsiasi altro universo di investimento. Il miglioramento del tenore di vita, l’espansione del ceto medio, la maggiore apertura dei mercati finanziari, il cambiamento delle abitudini di consumo e l’urbanizzazione sono alcune delle molteplici caratteristiche che rendono i mercati emergenti un terreno di caccia così fiorente per gli investitori alla ricerca della crescita.
Quarant’anni fa, i paesi dei mercati emergenti rappresentavano l’80% della popolazione mondiale totale. Tuttavia, mentre la quota della popolazione globale è rimasta praticamente la stessa nel medesimo periodo, l’influenza economica e finanziaria di questi paesi è cresciuta vertiginosamente: ad oggi generano il 58% del Prodotto Interno Lordo (PIL) a livello mondiale, e si prevede che questa quota possa continuare ad aumentare1.
Ovviamente non esistono due paesi uguali, e la sorte di ciascun paese appartenente ai mercati emergenti è cambiata nel tempo. Ad esempio:
Poiché abbiamo investito sui mercati emergenti sin dalla costituzione della nostra società nel 1989, conosciamo i risvolti inaspettati e gli alti e bassi di questo universo. Abbiamo sempre creduto nel potenziale di crescita, indipendentemente dal contesto globale, e abbiamo conservato con coraggio le nostre convinzioni, anche durante periodi in cui altri non ritenevano che esistessero opportunità di investimento.
Gli investitori ormai considerano i mercati emergenti come qualcosa di più di una scommessa ciclica.
Una delle principali critiche rivolte alle economie dei mercati emergenti è il fatto di continuare a essere eccessivamente dipendenti dalle esportazioni di materie prime (gli esempi più lampanti sono rappresentati da Russia e Arabia Saudita), il che le rende fortemente cicliche per definizione. Ma per la maggior parte dei paesi, il loro continuo sviluppo economico comporta riforme strutturali a lungo termine che possano realmente diversificarne le economie.
I mercati emergenti ormai sovraperformano quelli sviluppati, dopo un decennio di sottoperformance.
Attualmente, l’universo dei mercati emergenti è guidato principalmente dal Nord-Est asiatico, che ha gestito la pandemia da Covid con maggiore successo rispetto a tutti gli altri paesi. Alcuni paesi asiatici sono persino riusciti a registrare una crescita economica nel corso del 2020. Va inoltre sottolineato che sono stati in grado di registrare questa crescita rilevante implementando allo stesso tempo piani di stimoli nettamente più ridotti6, a dimostrazione della superiorità in termini di qualità di crescita realizzata.
Lo sapevi?
Nel 2020, Cina e Vietnam hanno registrato una crescita annua del PIL pari rispettivamente all’1,9% e all’1,6%, uno straordinario traguardo considerato che il PIL è calato del 4,3% negli Stati Uniti e del 7,6% nell’Unione Europea7.Complessivamente, i fondamentali macroeconomici sono migliorati per molti paesi dei mercati emergenti.
Molti paesi sono passati da saldi negativi delle partite correnti a saldi positivi, come il Brasile. Con la graduale ripartenza delle economie e l’accelerazione delle campagne vaccinali, riteniamo che questa tendenza positiva sia destinata a proseguire. Siamo quindi sempre più ottimisti in merito alle prospettive sui mercati emergenti nel 2021 e successivamente.